Sindacato e mercato
Negli ultimi giorni sono stato lontano dai computer, più o meno. La vita può essere frenetica anche a queste latitudini. Venerdì mattina avevo un appuntamento con il segretario generale di un'organizzazione sindacale locale. Aveva tenuto una conferenza nella scuola e così ho approfittato dell'occasione per chiedergli un'intervista. Mi devo pur tenere in esercizio, no? Mi ha accolto nella Casa del pueblo, un edificio costruito 10 anni fa con l'aiuto di volontari svizzeri e con il sostegno dell'allora Sindacato edilizia e industria, oggi Unia. Un colloquio interessante. Qui i sindacati sono preoccupati sorattutto per l'erosione dei diritti dei lavoratori, per la crescita de settore informale (che il sindacato sta cercando di organizzare) e per gli effetti del trattato di libero scambio con gli USA, che dovrebbe diventare operativo nei prossimi mesi. Certo, i problemi sono simili in tutto il mondo, ma qui le conseguenze sono più pesanti. La disoccupazione è già alta e molti temono che il trattato farà aumentare l'emigrazione negli Stati Uniti. Nello stesso tempo gli USA stanno discutendo la costruzione di un gigantesco muro alla frontiera con il Messico.
Sabato la scuola ha organizzato un'escursione su una montagna nella regione di Xela, chiamata El Casco. Solo un'ora di cammino, però tra i 2000 e i 2700 metri. Quanto basta per far venire il fiatone a tutti gli studenti, montanari compresi. Ci ha fatto da guida R., un ex guerrigliero della URNG (Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca), che in questi luoghi ha combattuto tra la fine degli anni '80 e il 1996 (anno in cui fu firmata la pace tra governo e guerriglia). La sua è una storia molto impressionante. All'inizio degli anni '80 suo padre, un leader contadino, fu sequestrato e torturato per 15 giorni. Sopravvissuto per miracolo, fuggì con la famiglia nel Chiapas (Messico). Allora R. era un bambino. Quando compì i 18 anni si unì alla guerriglia e per anni non rivide la famiglia. Ora vivono insieme in un villaggio di ex rifugiati in Messico del dipartimento di San Marcos. R. lavora come guida per le scuole di lingua ed è attivista della URNG (oggi un partito politico).
Domenica con alcuni studenti del Proyecto Lingüistico ho visitato Chichicastenango, dove si svolge uno dei mercati più noti del paese. Molti turisti, ma anche molti colori, stoffe, odori, visi che parlano di un mondo a cui noi non abbiamo più accesso. Durante il tragitto in bus (circa 2 ore da Xela) un produttore di stoffe, Salomon, mi dice tutte le preoccupazioni dei guatemaltechi per la situazione economica e per il futuro. Nel quotidiano che ho comprato poco prima, la "Prensa Libre", si dice che circa il 75% della popolazione non è soddisfatto con l'azione dell'attuale governo e non crede in nessuno dei partiti presenti slla scena politica del paese. Le prossime elezioni presidenziali si terranno nel 2007.
Sabato la scuola ha organizzato un'escursione su una montagna nella regione di Xela, chiamata El Casco. Solo un'ora di cammino, però tra i 2000 e i 2700 metri. Quanto basta per far venire il fiatone a tutti gli studenti, montanari compresi. Ci ha fatto da guida R., un ex guerrigliero della URNG (Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca), che in questi luoghi ha combattuto tra la fine degli anni '80 e il 1996 (anno in cui fu firmata la pace tra governo e guerriglia). La sua è una storia molto impressionante. All'inizio degli anni '80 suo padre, un leader contadino, fu sequestrato e torturato per 15 giorni. Sopravvissuto per miracolo, fuggì con la famiglia nel Chiapas (Messico). Allora R. era un bambino. Quando compì i 18 anni si unì alla guerriglia e per anni non rivide la famiglia. Ora vivono insieme in un villaggio di ex rifugiati in Messico del dipartimento di San Marcos. R. lavora come guida per le scuole di lingua ed è attivista della URNG (oggi un partito politico).
Domenica con alcuni studenti del Proyecto Lingüistico ho visitato Chichicastenango, dove si svolge uno dei mercati più noti del paese. Molti turisti, ma anche molti colori, stoffe, odori, visi che parlano di un mondo a cui noi non abbiamo più accesso. Durante il tragitto in bus (circa 2 ore da Xela) un produttore di stoffe, Salomon, mi dice tutte le preoccupazioni dei guatemaltechi per la situazione economica e per il futuro. Nel quotidiano che ho comprato poco prima, la "Prensa Libre", si dice che circa il 75% della popolazione non è soddisfatto con l'azione dell'attuale governo e non crede in nessuno dei partiti presenti slla scena politica del paese. Le prossime elezioni presidenziali si terranno nel 2007.
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