10 maggio 2006

Albergo cinque stelle


Qualcuno mi ha chiesto come sono gli alloggi da queste parti...

Guatemala sul Bernina 2

03 maggio 2006

Haute cuisine

Punk is not dead

Speleologia

08 aprile 2006

Senza titolo

07 aprile 2006

Messico

Oltre il colle c'e' il Chiapas. Dalle radio del villaggio di Y. risuonano gli slogan e i discorsi della radio zapatista. "Il governo messicano ha aiutato i rifugiati guatemaltechi durante la guerra e ora aiuta la gente povera", ci dicono. "Il governo guatemalteco invece non fa niente".

Dal villaggio una strada sterrata conduce oltre la frontiera, passando fra boschi e campi di mais. Gli abitanti di Y. attraversano regolarmente il confine, per fare spese o per visitare familiari che non sono tornati dall'esilio. Senza documenti.

In meno di un'ora di cammino si raggiunge L., il primo insediamento in territorio messicano. Passiamo fra i cippi di confine bianchi, che tracciano una linea retta nel paesaggio, ignorando alture e avallamenti. Nessuna garrita, nessun filo spinato. "Qui non ci sono guardie di confine", ci hanno assicurato a Y.

Giungiamo nel villaggio senza problemi, attraversando una vegetazione ricca di fruscii, di cinguettii, di ronzii. "Da dove venite?", ci chiedono due uomini sulla trentina appoggiati ad una Volkswagen maggiolino, nella piazza del municipio. Alle loro spalle si vedono le grate del carcere. Ci presentano l'alcalde e ridendo dicono: "E' lui che tiene le chiavi. Fate i bravi".

A L. quasi tutte le case sono di cemento. Ogni tanto si scorge un'automobile. I negozi sembrano ben riforniti. E' gia' un altro mondo, rispetto al Guatemala.

Lungo la via del ritorno la maggiolino ci sorpassa. "¡Adios mi amor!", urla il guidatore dal finestrino aperto alla mia compagna di viaggio. Sorride furbescamente, sotto i suoi baffoni messicani.

Cuba

Passiamo nella casa di G. per salutarlo. Sta sdraiato nel suo letto, per riposarsi dopo il lavoro. Sorride e fra i denti brillano alcune stuccature metalliche. Attorno a lui i bambini spiano fra le tavole della casa, ridono degli esercizi ginnici di uno dei maestri del villaggio.

"Cuba!", urla uno di loro. E' il soprannome di uno dei bambini, Pascual. G. sorride di nuovo . Cuba, come il paese caraibico. "E' un paese liberato, no? Un paese democratico." "E' un paese socialista", rispondo diplomaticamente. "Liberato come il Vietnam", dice ancora G. Non so bene come rispondere, se raccontargli tutto quello che e' successo nel frattempo. Rimaniamo in silenzio, mentre la luce della sera disegna strisce di luce sul pavimento di terra battuta.

Di G. raccontano che e' stato guerrigliero e che aveva tre mogli. Ora appartiene alla chiesa carismatica. Tre dei suoi figli portano il suo stesso nome. Sorride di nuovo, quando ci congediamo. Il suo sguardo si perde nel vuoto, come per nostalgia.

24 marzo 2006

Esumazione

23 marzo 2006

Cronache dalla frontiera 4

Dove ora cresce l'erba, 24 anni fa c'era un villaggio. Quando vennero a sapere che stava per arrivare l'esercito, i giovani fuggirono nelle montagne. Vecchi, donne e bambini rimasero nelle loro case e issarono un'improvvisata bandiera guatemalteca, per manifestare la loro estraneità alla guerriglia. Non servì a niente: l'insediamento venne raso al suolo, oltre ottanta persone furono massacrate. I sopravvissuti si trasferirono in un villaggio vicino, la terza comunità che visitiamo.

Cronache dalla frontiera 3

Sono passate altre due settimane. Ieri siamo tornati alla capitale per una riunione. Un viaggio lunghissimo, iniziato in un villaggio fra le montagne, alle due del mattino. Due ore di cammino fra le rocce e i campi di mais, alla luce della luna e delle torce elettriche, per raggiungere la fermata del bus e affrontare dieci ore di "camioneta".

Ma facciamo un passo indietro. Nelle mie cronache mi ero fermato alla prima comunità. È tempo di proseguire.

Nella foto si vede la casa in cui pernottiamo nella seconda comunità, Pa. La casa appartiene ad una famiglia relativamente benestante, che possiede molte "cuerdas" di terreno (una cuerda equivale a 400 m2) e coltiva caffè, come la maggior parte degli abitanti del villaggio.

Molti coltivatori di Pa. sono organizzati in un'associazione che vende caffè biologico ad una organizzazione per il commercio equo negli Stati Uniti. Ricevono 800 quetzales per quintale (120-130 franchi), contro i 600-650 quetzales del caffè "normale" (i prezzi quest'anno sono abbastanza buoni, negli anni scorsi erano scesi fino a 300 quetzales).

Il villaggio è immerso nel verde dei "cafetales", degli alberi di banane, di arance, di limoni. Il caffè cresce meglio se riceve ombra, ci spiegano. Ripidi sentieri congiungono le case, perse nella vegetazione.

Un giorno aiuto una delle famiglie che visitiamo a ripulire il "cafetal". Arbusti e erbacce crescono in fretta, in questa terra fertile, e rischiano di soffocare la piantagione. Avanziamo a colpi di machete, stando attenti a non rovinare le piantine di caffè, gli alberi da frutta e le verdure seminate disordinatamente nella piantagione. "Sei sicuro di non tagliarti un piede con il machete?", mi chiede R.

I ragazzini che stanno raccogliendo legna nelle vicinanza sorridono vedendomi lavorare. R. si stupisce quando gli parlo dell'agricoltura nelle nostre montagne. Chiede se si coltiva mais, se si mangiano tortillas, se cresce frutta, quanta gente coltiva la terra. In un'altra comunità qualcuno ci ha chiesto se i contadini nel nostro paese sono uguali a noi, bianchi come noi. "Campesino" qui è quasi sempre sinonimo di "indio".

All'ora di pranzo mi offrodi trasportare il carico di legna di uno dei figli di R. Pongo la fascia di sostegno sulla fronte e avanzo cauto, stando bene attento a dove metto i piedi. Me la cavo abbastanza bene, ma è il carico di un bambino, forse 20 chili. Gli adulti trasportano carichi di almeno 50 chili.

Il bambino cammina al mio fianco, contento di essersi liberato del peso. Va a scuola, parla piuttosto bene lo spagnolo e sulla strada di casa mi insegna i nomi degli attrezzi che ha imparato a conoscere fin da piccolo: "azadon" (zappa), "piocha" (piccone), "pala". Forse dentro di sé sorride, vedendo per una volta il mondo alla rovescia.

11 marzo 2006

Cronache dalla frontiera 2



S., un villaggio vicino a Y. Dietro le prime montagne c'è il Chiapas, Messico.