07 aprile 2006

Cuba

Passiamo nella casa di G. per salutarlo. Sta sdraiato nel suo letto, per riposarsi dopo il lavoro. Sorride e fra i denti brillano alcune stuccature metalliche. Attorno a lui i bambini spiano fra le tavole della casa, ridono degli esercizi ginnici di uno dei maestri del villaggio.

"Cuba!", urla uno di loro. E' il soprannome di uno dei bambini, Pascual. G. sorride di nuovo . Cuba, come il paese caraibico. "E' un paese liberato, no? Un paese democratico." "E' un paese socialista", rispondo diplomaticamente. "Liberato come il Vietnam", dice ancora G. Non so bene come rispondere, se raccontargli tutto quello che e' successo nel frattempo. Rimaniamo in silenzio, mentre la luce della sera disegna strisce di luce sul pavimento di terra battuta.

Di G. raccontano che e' stato guerrigliero e che aveva tre mogli. Ora appartiene alla chiesa carismatica. Tre dei suoi figli portano il suo stesso nome. Sorride di nuovo, quando ci congediamo. Il suo sguardo si perde nel vuoto, come per nostalgia.