Trasporti pubblici

Ora, per prendere il bus diretto al lago Atitlán dovrò dirigermi al Terminal. È facile, poiché ci va la maggior parte dei microbus. Una volta giunto al Terminal mi basterà attendere un millisecondo perché qualcuno mi chieda dove voglio andare e mi accompagni al bus giusto (e vi assicuro che il bus è sempre giusto). Con un po' di fortuna il bus - o meglio la "camioneta", come si chiama qui - sarà già piena e partirà dopo pochi minuti. Altrimenti bisognerà attendere che si riempia.
Le "camionetas" sono in genere vecchi bus scolastici statunitesi, come quelli che si vedono nei film degli anni 60-70, a volte ridipinti e quasi sempre con slogan rassicuranti del tipo "Que Dios nos ayude" o "Dios adelante y yo al volante" (primo o poi vedrò di pubblicare qui una fotografia dei veicoli in questione).
Durante il percorso la "camioneta" tenderà a riempirsi all'inverosimile. Sui sedili pensati per due persone si siederanno almeno tre persone (se ci sono bambini anche di più) e ciononostante talvolta qualcuno rimarrà in piedi. Per incassare il prezzo del viaggio l'aiutante dovrà improvvisarsi contorsionista e qualche volta arrampicarsi sul porta bagagli per scavalcare i conglomerati più inestricabili di corpi umani. E io apprenderò una volta di più come i concetti di pieno e vuoto siano assolutamente relativi.
Ma la cosa bella è che nonostante la calca, la confusione, il reaggeton sparato a tutto volume (è la musica che va per la maggiore da queste parti, una fusione tra hip hop, raggamuffin e musica latina), non mancherò la mia destinazione. Perché alla minima espressione di dubbio nei miei occhi qualcuno mi spiegherà dove ci troviamo, dove dovrò scendere e comincerà a chiedermi da dove vengo, com'è la situazione economica in Svizzera, se anche la Svizzera ha un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, quanto vale il franco svizzero e se per caso non è possibile trovare lavoro in Svizzera.
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